Luisa Rabbia alla ricerca di Dio in ogni forma
Una materia polverizzata che muta continuamente davanti agli occhi prende vita in un ciclo di tele a olio
La complessità umana può forse solo spiegarsi alzando gli occhi dalla terra al cielo. Gli dei, con la loro idea astratta e vaga, entità dal ritratto incerto e sconosciuto, la possono rappresentare. I grandi dipinti di Luisa Rabbia, un ciclo in corso dal titolo “The gods”, incarnano nell’olio su tela questa complessità, forme che sono mondi e universi, corpi che sono quello umano, vegetale, animale, la storia sociale e dell’arte.
«Il passaggio dal micro al macro, dal cosmico al singolo individuo, alla singola cellula, in un continuo intersecarsi è un aprire possibilità per me», spiega. Una materia polverizzata che muta continuamente davanti ai nostri occhi, ai nostri sensi che entrano in rapporto stretto con queste superfici mutevoli. <<Devo fidarmi della capacità delle mie opere di entrare in empatia con le persone, di essere una via di comunicazione non didascaliса».
La metamorfosi ne è la chiave, un’ispirazione diretta a “Le metamorfosi” di Ovidio. Un tema che, per coincidenza, è comune anche agli affreschi cinquecenteschi della facciata di Palazzo Scaglia di Verrua dove ha sede la galleria Giorgio Persano, che ospita la personale di Luisa Rabbia. Dalle grandi vetrate che affacciano sul cortile, le tele appaiono cosmi vorticosi, tutto fluisce, si materializza e dematerializza, esplode e si ricompatta in figure e immagini che sono suggestioni più che certezze. Una materia sicuramente organica che trova nel mito il suo orizzonte, in quelle storie universali dove l’umano si interroga, ricorda, progetta, dove si proietta negli dei che ha invocato, dove il presente è un’evoluzione, una germinazione del passato verso il futuro. Una vita unica che scorre, muore e rinasce in altra forma, che migra da una terra all’altra, come i popoli. Nella parte alta delle tele si indovinano le grandi teste degli dei, che sono anche pianeti. Dentro ai loro corpi avviene tutto, ventri, universi siderali di creazioni e deflagrazioni, fuori dal tempo e dallo spazio. Attorno, le loro braccia e mani sembrano assistere inerti al caos, translitterazioni delle pitture rupestri che si ritrovano in tutte le geografie del mondo, come se in un’era prima della Storia, l’umanità avesse condiviso una conoscenza e un’espressione comune, unita nello spirito e in un pensiero che solo il mito, poi, ha saputo esprimere in maniera irrazionale. Dopo molto lavoro legato alla declinazione del disegno, diventato negli anni anche installazione, video e ceramica, Rabbia è diventata ora una pittrice sorprendente, con uno stile potente che cambia tratto e segno all’interno di ‘arazzi’ dipinti. La pelle delle tele muta come la superficie del mare mossa dal vento e dalla luce, si fa mappa che rapprende emozioni, pensieri, sensazioni, visioni, memorie. Il colore è una tavolozza alchemica, una fluorescenza energetica, anch’esso, come il tema e come lo stile e la tecnica, in metamorfosi perenne. Un colore fatto a volte denso, altre liquido, sottile, di bagliori. Nell’altra sala una quadreria di piccole tele su cartoncino racconta anche di una pratica dell’artista, torinese che dal 2000 vive a New York, «ognuna è una riflessione che fa riferimento a eventi personali e collettivi, alcune di loro e appa- hanno la data, però enigmatica», spiega. È un diario sul tempo contemporaneo, in maniera simbolica e fantastica, con una chiave di lettura emotiva. «Sono quasi dei disegni automatici, è anche ipnotico farli, è molto istintivo per me, un momento di ascolto e pensiero». aggiunge. A settembre, alcuni lavori dell’artista saranno l’incipit per una mostra alla Casa-Museo Casorati di Pavarolo, “The beginning”, a cura di David Dixon, in un dialogo aperto con una selezione di opere in arrivo dalla Collezione Maramotti di Reggio Emilia
—Olga Gambari
Luisa Rabbia, The Gods, Giorgio Persano Via Stampatori 4
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Luisa Rabbia in Search of God in Every Form
A pulverized matter that continuously changes before our eyes comes to life in a cycle of oil paintings.
The complexity of humanity can perhaps only be explained by looking from the earth to the sky. The gods, with their abstract and vague idea, entities with an uncertain and unknown portrait, can represent it. Luisa Rabbia’s large paintings, an ongoing cycle titled “The Gods,” embody this complexity in oil on canvas: forms that are worlds and universes, bodies that are human, vegetal, animal, social history, and art history.
“The transition from micro to macro, from the cosmic to the single individual, to the single cell, in a continuous intertwining is an opening of possibilities for me,” she explains. A pulverized matter that continuously changes before our eyes, engaging our senses closely with these mutable surfaces. “I must trust in the ability of my works to empathize with people, to be a means of non-didactic communication.”
Metamorphosis is the key, directly inspired by Ovid’s “Metamorphoses.” This theme coincidentally aligns with the sixteenth-century frescoes on the façade of Palazzo Scaglia di Verrua, where the Giorgio Persano gallery, hosting Luisa Rabbia’s solo exhibition, is located. Through the large windows overlooking the courtyard, the canvases appear as swirling cosmos, everything flows, materializes and dematerializes, explodes and recomposes into figures and images that are suggestions more than certainties. An undeniably organic matter that finds its horizon in myth, in those universal stories where humanity questions, remembers, plans, projects itself into the gods it has invoked, where the present is an evolution, a germination of the past towards the future. A unique life that flows, dies, and is reborn in another form, migrating from one land to another, like peoples. In the upper part of the canvases, one can discern the large heads of the gods, which are also planets. Inside their bodies, everything happens, bellies, sidereal universes of creations and explosions, outside of time and space. Around them, their arms and hands seem inertly witnessing the chaos, transliterations of cave paintings found in all geographies of the world, as if in an era before history, humanity had shared a common knowledge and expression, united in spirit and thought that only myth, later, could irrationally express.
After much work related to drawing, which over the years also became installation, video, and ceramics, Rabbia has now become a surprising painter with a powerful style that changes stroke and sign within painted “tapestries”. The skin of the canvases changes like the surface of the sea moved by wind and light, becoming a map that coagulates emotions, thoughts, sensations, visions, memories. The color is an alchemical palette, an energetic fluorescence, also in perpetual metamorphosis, like the theme, style, and technique. A color sometimes made dense, other times liquid, thin, with glows. In another room, a gallery of small canvases on cardboard also tells of the artist’s practice, a Turin native who has lived in New York since 2000. “Each is a reflection referring to personal and collective events, some of them dated, though enigmatically,” she explains. It is a diary on contemporary time, symbolically and fantastically, with an emotional key. “They are almost automatic drawings, it is also hypnotic to make them, very instinctive for me, a moment of listening and thinking,” she adds. In September, some of the artist’s works will be the initiating point of an exhibition at the Casa-Museo Casorati in Pavarolo, “The Beginning,” curated by David Dixon, in an open dialogue with a selection of works from the Maramotti Collection of Reggio Emilia. —Olga Gambari
Luisa Rabbia, The Gods, Giorgio Persano, Via Stampatori 4
—Olga Gambari